Il tema dei rider e delle loro tutele continua a tenere banco nel dibattito pubblico. Una norma doveva essere inserita nel “decreto dignità”, poi il ministro del lavoro Luigi Di Maio ha congelato la proposta attendendo i risultati di un tavolo di trattativa fra le piattaforme di consegna, i “fattorini digitali” e le organizzazioni sindacali.
Ma in questo dibattito un attore sembra essere rimasto fuori campo: i ristoratori, cioè proprio quelle imprese che si affidano alle piattaforme per affinché portino i pasti a casa dei clienti. A dar loro voce per la prima volta è This is Not a Sushi Bar, la catena milanese di sushi a domicilio che sta anche sotto l’ombrello della tribù di Nuvolab. In una lettera aperta al ministro Di Maio, This is not a sushi bar lancia la sua proposta: un credito d’imposta ai ristoratori per incentivare l’assunzione dei rider.
«I ristoratori – spiega Matteo Pittarello, Presidente di This is not – potrebbero delinearsi come la soluzione ai problemi al centro del dibattito di queste settimane. La nostra proposta prende le mosse dalla consapevolezza che i ristoratori italiani, circa 330 mila a fronte di poche decine di piattaforme di delivery, hanno la possibilità, e spesso l’interesse, di assumere personale qualificato per le consegne al fine di migliorare il proprio servizio».
Se solo il 10% delle attività assumesse una persona, verrebbero a crearsi 33 mila nuovi assunti, circa tre volte quelli attualmente impiegati nelle piattaforme nei grandi centri urbani. Un modo per aprire il mercato del food delivery anche ai piccoli centri.
Proprio il delivery è il perno del business model della catena milanese, attiva dal 2007, prima realtà a scommettere in Italia sulla consegna a domicilio della cucina giapponese. Pur contando cinque ristoranti adibiti anche al consumo sul posto, il 90% del giro d’affari è rappresentato dal delivery. La catena è dotata di una squadra di consegnatori regolarmente assunti e ha sviluppato internamente un software per la gestione degli ordini e l’analisi dei dati integrabile con le maggiori piattaforme di delivery.
«Con le agevolazioni e la conseguente regolarizzazione del lavoro – conclude Pittarello – si prospettano un aumento del tasso di occupazione regolare e il recupero di parte del nero prodotto dal settore. Il Ministro ha la possibilità di dimostrare che è arrivato un cambiamento nella gestione delle problematiche più complesse e inedite del mondo del lavoro in Italia».